I NOSTRI PUNTI DI VISTA

Di male in peggio

L’assunzione di 400 commercialisti, che hanno abbandonato lo studio professionale per diventare funzionari dell’agenzia delle entrate, è la dimostrazione che la cultura statalista nel nostro Paese ha preso il totale sopravvento e non è più un problema di destra e di sinistra.

Ed è la prova di quanto sia difficile svolgere un’attività professionale ed imprenditoriale in Italia, dove la politica non pensa altro che a rafforzare sempre di più l’apparato dello Stato, quando invece andrebbe dimezzato, reso meno costoso e più efficiente.

Il fatto che 400 commercialisti, così come anche avvocati ed altri professionisti, che potevano attraverso l’attività professionale camminare con le proprie gambe hanno deciso di passare ai ranghi dello Stato, dovrebbe essere un campanello d’allarme non di poco conto, se non altro per l’aumento alla già fuori controllo spesa pubblica.

Vantarsi, come ha fatto la Premier, per l’aumento del numero degli occupati, senza distinguere quelle avvenute negli enti pubblici e nelle società partecipate, senza guardare quelli persi e l’aumento delle casse integrazioni nel privato, è un’operazione di propaganda dannosa, perché davanti ad un dato dopato, sì continua a mettere la sabbia sotto il tappeto.

Per noi appartenenti ad una certa area politica che crediamo, prima ancora che nello Stato, nell’individuo con la sua capacità di autodeterminarsi, attraverso le iniziative private imprenditoriali o professionali, assistere alla chiusura dell’attività di 400 studi professionali per consegnarli allo Stato è una sconfitta per le culture liberali, che viene difficile da digerire, ancora di più se si pensa che a portare avanti queste politiche siano i partiti del centrodestra.